17/06/11

GNU/Linux come alternativa valida al software proprietario


 GNU/Linux nonostante il gap economico che lo separa da colossi come Apple e Microsoft ha saputo conquistarsi numerosi spazi di rilievo nella nostra società dell’informazione.
E infatti sono molte le amministrazioni pubbliche italiane e straniere che hanno deciso di dare fiducia al software libero invece che a quello commerciale per diversi motivi:
  • di sicurezza in campo militare e di controllo interno come nel caso della Cina;
  • per favorire l’imprenditoria locale come ha fatto la città di Monaco di Baviera;
  • per esigenze di risparmio come nel caso dello Stato del Massachussets i cui uffici pubblici usano i programmi per l’ufficio della suite OpenOffice;
  • per poter alfabetizzare larghi strati della popolazione a costi ridotti nel modo in cui sta facendo il Brasile (Di Corinto e Gilioli, 2010).
Questi esempi rappresentano solo una goccia nel mare delle amministrazioni pubbliche che hanno deciso di usare software libero: come si è visto i motivi sono i più disparati e vanno dal risparmio sulle costose licenze proprietarie1, al controllo e alla sicurezza nazionale.
Per quanto riguarda l’Italia, “il software libero ha sfondato da qualche anno la barriera degli specialisti e si diffonde in maniera virale sui computer degli utenti domestici che lo usano per motivi di praticità e di risparmio. Per questo sono sempre di più le pubbliche amministrazioni che lo adottano, e al Cnipa2 era stato istituito un Osservatorio sull’open source (chiuso con la nascita di DigitPa3 per mancanza di fondi) che aveva il compito di monitorare gli usi del software libero nella pubblica amministrazione e i suoi trend di adozione in applicazione della direttiva del 19 dicembre 2003 «Sviluppo e utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni». Scorrendolo si poteva scoprire che, per esempio, l’ospedale Galliera di Genova usa con soddisfazione OpenOffice per i propri terminali anziché l’onnipresente Microsoft Office, oppure che alcune Asl, come a Reggio Emilia, sviluppano in proprio del software libero con l’idea di farlo riutilizzare da altre aziende sanitarie” (Di Corinto e Gilioli 2010, pp. 244-245).
L’adozione del software libero non è solo una questione di soldi, che in tempi di crisi economica comunque non guasta, ma anche una questione di sicurezza e di privacy: infatti potendo disporre del codice sorgente, in cui si può «leggere» come è fatto un programma, si evitano che righe malevole di codice siano inserite da malintenzionati, dal momento che le modifiche apportate saranno chiaramente visibili agli sviluppatori (Di Corinto e Gilioli, 2010). Ciò invece non si può dire del software proprietario e infatti nessuno ci assicura che Microsoft Windows o Apple Mac OS X non abbiano al loro interno programmi che lavorano all’insaputa dell’utente. Siamo legati ai programmi software che acquistiamo e usiamo attraverso la corrispondente licenza EULA4: se non rispettiamo i termini della licenza violiamo la legge.
Tornando a GNU/Linux è necessario far notare che esso non è solo un sistema operativo: infatti oltre a essere uno strumento tecnologico utile, economico, rispettoso degli standard di interoperabilità fra i computer, “è anche un modo di essere e di intendere i rapporti fra le persone che lavorano – talvolta remunerate, ma spesso gratuitamente e per passione – a renderlo sempre più versatile ed efficiente. Così sarebbe ingeneroso dimenticare che ha generato un nuovo modo di fare impresa, cultura e informazione. Un esperimento sociale su larga scala che dimostra come il dono e la cooperazione alla base del software libero non sono solo comportamenti altruistici ma anche un modo diverso e razionale di fare impresa. Produrre, utilizzare e diffondere il software libero non è quindi una scelta casuale, bensì un messaggio politico: nel senso più ampio che si può attribuire a questo termine” (Di Corinto e Gilioli 2010, p. 245). Richard Stallman sarebbe sicuramente d’accordo.


1 Si consideri la seguente situazione tipo: un’amministrazione pubblica ha bisogno di acquistare 5 personal computers per rimpiazzarne altrettanti: se gli amministratori si affidano a prodotti commerciali dovranno pagare oltre all’hardware (monitor, processore, scheda video e via dicendo) le licenze software dei vari programmi (oltre quella del sistema operativo); nel caso in cui si opti per una soluzione basata su software libero, l’unico costo sarebbe quello relativo all’hardware. Bisogna poi considerare che le licenze per antivirus, suite ufficio, ecc. vanno rinnovate a cadenze regolari mentre valide alternative open degli stessi programmi sono disponibili gratuitamente. Un’amministrazione di questo tipo potrebbe indirizzare i fondi così risparmiati per qualsiasi altro scopo utile.

2 Acronimo di Centro nazionale per l’informatica nella pubblica amministrazione.

3 Nuova denominazione del Cnipa.

4 Acronimo di End User License Agreement: è la licenza che ci permette soltanto l’utilizzo del software per gli scopi previsti dal contratto che accettiamo. L’opposto della EULA è la licenza GPL.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Interessante!